Vieni. Guarda!!
Claudio Spada è un artista romano della Galleria Vittoria.
Il tratto distintivo che segna le sue opere è una meridiana di luce che filtra come dall'ultima striscia di sole dall'orizzonte e ricade sulla sua tavolozza: i colori caldi centrali del tramonto; ma allargando la visione, scopriamo in realtà poi, i chiari diafani della prima alba. Ecco. I suoi scorci, sospesi tra passato e presente, tramite la scomposizione del modo di guardare, ci fanno come sedere tutto il giorno a cavalcioni s’un muretto ad osservare. Ci invita a guardare la magnificenza della luce che veste i colori.
E l’artista riesce a rappresentare la figura e nello stesso tempo rarefarne l’essenza in gesti primari, di quando l’occhio si perde e i contorni sfumano, rimanendo blocchi di colore sospeso, estensioni invariate che escludono qualsiasi interesse per il valore della figura. Come mai questo?
Perché Claudio ci sta invitando a guardare e riguardare, riconsiderando la concezione dello spazio a cui siamo abituati, facendoci andare oltre l’immagine, sintetizzando quello che non si vede, come se fossimo insieme a lui osservando cosa c'è dietro, in lontananza...
quello che il suo occhio osserva da un panorama mozzafiato, è un invito a fruire il mondo dietro l’apparenza delle cose.
Non è più la città allora a delimitare le nostre vite, i palazzi a sovrastare gli eremitici silenzi o a circondare il verde degli alberi, come siamo portati a credere, ma è la Natura della luce che in realtà è al centro, è l’elemento naturale del colore che invade l’elemento antropico ed è l’uomo inteso come umanità viva, celata dietro l’artificialità immobile; dietro queste esplosioni di felicità, di gioia, di malinconia sospesa c'è l'uomo che Claudio ci sta invitando a ri-scoprire e ricordarne l'essenza.
(Per dare un’idea: l’indagine della Camera dei Deputati nel 2013, su uso e copertura del suolo, stimò che le superfici artificiali coprono in media, in Italia, solo il 7,8% del territorio. Tutto il resto è Natura. La Natura circonda la città, la delimita, la sorregge.)
Ed è l’uomo, nascosto nelle sue abitazioni, queste macchie di colore e luce che l’artista scompone, che sovrasterebbe i palazzi in termini di peso ottico per mettersi in danza insieme ai colori del sentimento che la Natura tutta ogni giorno ci regala, se solo uscisse fuori invece di vivere una vita nascosta.
Claudio Spada riproducendo nello stesso tempo il tramonto di una concezione, ci mostra la luce di una nuova alba. Lo stile, la sua impronta d’artista è una luce calda e sobria, di un uso del colore concettuale ma non astratto; non è invadente né violento o velleitario ma è un uso del gesto pittorico sospeso sulla realtà che la studia ma ha saputo apprezzarla e capirla nella sua parte più bella e quindi sta spiccando il volo, è come se il nostro dardo stesse scoccando dalla corda tesa di un arco puntato verso l'infinito, quello che si avverte è una sensazione di meditazione, di pace, sicurezza, positività, ottimismo.
La riproduzione di una speranza estesa nel nuovo giorno: rarefacendo il pigmento ed esaltandolo nella sua veste primaria di luce, l'orizzonte diviene l'ultima linea di senso oltre il tangibile, in quell'atmosfera che l'artista blocca, come un fermo immagine naturale, v'è racchiusa una infinita risorsa che ha solo l'essere umano e va oltre qualsiasi dimensione della mente, anche concettuale: quella della vita spirituale.
Questa sospensione è quell'esatto momento, si avverte dai quadri di Claudio Spada che qualcosa sta cambiando, qualcosa è nell'aria, e sta appena cominciando a farlo.
(L'uno, compatto e protagonista, le folle oceaniche che invadono le strade della città ricordano il peso politico come elemento sociale, critico, abitante, presente.)
D'altronde si sa che il mondo non è altro che il modo in cui noi lo guardiamo. Al fine di cambiarlo.
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