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“Connessioni virtuose” di Tommaso Pensa

Aggiornamento: 16 nov 2018


Tommaso Pensa è un’artista romano che lavora con il figurativo, riprendendo l’uso dell’ombra, dai maestri del seicento, la nutre con il materiale del bitume e la carica di significato nuovo, usando il classico come veicolo, ma immettendoci dentro degli elementi estranei, ne crea un messaggio intenso, di denuncia e di presa di visione della realtà. Sullo stato di fatto delle cose Pensa s’innalza oltre l’apparente.

L’arista fa un uso stravolto della tecnica, della prospettiva, usa gli elementi del vissuto quotidiano a suo piacimento, decontestualizzandoli dal loro scopo.


Rendendo ancora più forti le immagini e i simboli che questi corpi nudi trasportano, caricandoli di peso, diventano il centro sulla scena e il nuovo significato da ricercarsi, nel gioco di rimandi creato, anche le stesse proporzioni iniziano a parlare.

Il corpo, è un corpo maestoso, nudo e imponente, di prepotenza esce da uno sfondo, senza nessuna importanza, perché ne ha avuta troppa, vivo del passato, superstite o scampato trionfa protagonista, ma è in quel momento che Tommaso lo regredisce, il nudo corpo, a figura antagonista, che lotta nella sua forza inerte, corpo schiavo del suo simbolo e di se stesso; si capisce allora che l’attenzione, per fruire l’intera opera, dev'essere posta sull'oggetto, che pur piccolo acquisisce un peso enorme, ricalibrando tutto l’insieme. L’elemento diviene un simbolo e si contrappone al nudo, fondendosi nel messaggio.




I moti di denuncia sono prestiti e menzioni della cultura pop e il sacro si fonde con il profano. Una canzone del gruppo rock-elettronico Subsonica è citata da un corpo automa dall'anima incantata, di plastica che sovrasta e lascia andare quell'autentica nello sfondo come barca che affonda.


Gli occhi sono chiusi e le cuffie alle orecchie, il corpo è isolato dal mondo esterno per divenire sempre più un prodotto del suo mito, di se stesso, sembra rincorrere nella modifica quello che pretende dalla natura: “una carne sintetica Nuovi attributi e un microchip emozionale . Sogna di un bisturi amico che faccia di lei Qualcosa fuori dal normale” .


Tommaso Pensa fa un grande studio delle mani e dei gesti che queste compiono, divenendo particolari universali, riescono ad esprimere nella loro tortuosità e snodo delle esperienze e un vissuto che il resto del corpo solo non riesce. Anche queste raccontano qualcosa che Tommaso non lascia che scompare.


Gli occhi nelle opere rimangono sempre appositamente nascosti, al fine che le mani facciano da corollario della sua storia e l’artista possa esprimersi con più verità e un’incisività libera; come se le mani non potessero mentire, non potessero sviare, sono fatti indiscutibili, inoperose o lavoratrici, le mani raccontano.


Pensiamo al nostro respiro come la nostra pelle, guardando fuori, come a qualcosa di non collegato, che va via. Abbiamo bisogno di distinguerci per riconoscere le Nostre Creature, chi siamo. Abbiamo bisogno di sentirci appagati da una riscossa, per non saperci comunicare in altro modo. Le mani, come il corpo, sono il veicolo che Tommaso Pensa usa per mostrarci qualcosa su cui non avevamo riflettuto, ritenendo di sciacquare i panni e nascondendo i simulacri, crediamo ai sentimenti come vincoli, quando sono le nostre ali.


La società così è ritratta da metafore pittoriche in uno stile forte, dirompente, sempre gentile. Senza offesa.



Pier Paolo Piscopo

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