L'immarcescibilità del riuscire a ritrarla Roma è durata tre anni, dall'alba al tramonto, quando nella notte era solo, Antonio Giannetti, tenace, spostandosi tra le vie di Roma per cercarne il racconto, cosa potesse rappresentare la città eterna, oltre le vie storiche ed i più apprezzati monumenti a cui si affida, per farsi conoscere. La Galleria 291 Est ne espone il lungo lavoro in una retrospettiva.
La difficoltà di ritrarre Roma è stata proprio quella di cercarne l'effige, il significato, oltre la banalità di come si possa rappresentare una città. Giannetti così si sposta defilato, osserva da dove non si osserva e dai suoi scatti ci restituisce un Soggetto immerso in una pletora di soggetti che lo vanno componendo.
Le foto sono al limite, all'orizzonte, al margine per catturarne l'anima, un'anima difficile, scomposta, che prende vita e si rinnova in ogni parte, ogni giorno.
Il ponte, l'acqua del fiume che la taglia laminale a metà, l'edera sugli angoli di travertino dei palazzi, il marmo barocco affastellato, rovinato, sovrapposto, come i cocci a Testaccio, dall'insipienza e dall'incuria ma caratteristico della sua storia, di un suo passato; le persone e il turismo che l'affollano, i quartieri dove risiedono le Istituzioni fino alle periferie con i crateri sui marciapiedi. Tutti questi sono i soggetti di Roma e Antonio Giannetti è riuscito dalle parti a raccoglierne il Tutto.
Lo sguardo, dall'anfora biblica di una città che ostinatamente rimane laica, si lancia a catturare ciò che è accessibile ma nascosto, per tutti e per nessuno, una città grande, vasta, indescrivibile, contraddittoria; il Gasometro rimasto allo scheletro in lontananza, quasi che nel Novecento, assertivi, avessimo voluto rifarci al ferro dell'ingegnere Eiffel rimane sospeso ma presente, come uno dei tanti testimoni di una città che accoglie tutti ma non è di nessuno.
Per comporre Giannetti sceglie uno sguardo non invasivo ma che appartiene ai soggetti stessi che vanno restituendo un'opera più grande, che sanno e non sanno a cosa partecipano, perché la vivono dentro Roma, perché ne fanno parte e il fotografo ci riesce in questo desiderio, invitandoci con lui, ad osservarla, a capire cosa significa essere a Roma, ricomponendo l'occhio del fruitore, avvalendosi del gioco dei colori delle luci naturali, sugli specchi dei finestrini del tram o delle pozzanghere d'acqua, affidandosi alla contrapposizione di spazi e dimensioni, contando sulla presenza di più punti che può formare il Tutto, quante sono le parti che la compongono in questa simultaneità della visione.
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