Darío Gabriel Sztajnszrajbede è un filosofo argentino di 55 anni di origini polacche aschenazite, Al Monk di Roma, la Casa editrice TLON, per la presentazione del suo ultimo libro: "Filosofia col martello""..
Impiegare la domanda filosofica per osservare in modo critico e attivo le nostre vite e la società era il tema della serata.
Il cognome Sztajnszrajbede è impronunciabile e a suo stesso dire significa "che scrive sulla pietra". La Storia come sempre ne darà risposta.
Il giorno della dissertazione, per volere del caso o del fato o per chi crede di qualcun altro, è stata una domenica verso l'imbrunire, come ha notato Sztajnszrajbede, un giorno malinconico, dove si discetta di filosofia ma è anche l'ora del suicidio per gli argentini.
La domenica è un'isola che non riconosci, cantava il Marco fiorentino; invece Leopardi dedicò un'intera poesia "Il sabato del villaggio" alla malinconia che segue il giorno di festa all'imbrunire, quando il giorno dopo si torna alle fatiche del quotidiano, simbolo della breve felicità umana che può solo essere struggente, vagheggiamento di un'illusione. Irrazionale come è la vita.
"Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l’ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno." - G. Leopardi -
La filosofia col martello è il titolo ripreso da un concetto di Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli, Nietzsche infatti si definisce un demolitore: il suo compito è quello di demolire. La filosofia deve essere un martello che deve indebolire ciò che di falso è stato precedentemente creato.
Sztajnszrajbede inizia marcando al divertito e assiepato pubblico - Darìo infatti è un gran divulgatore, un matador del palcoscenico, un cucador de parablas insinuo - il significato del far filosofia che non serve a dare soluzione ma a problematizzare, a creare nuovi problemi, come Richard Rorty, filosofo statunitense recente morto nel 2007, ha sottolineato: la filosofia serve a grattarsi dove non prude. O forse, argomenta l'argentino, semplicemente toglie l'anestesia, perché tutto prude! La filosofia, aggiunge Andrea Colamedici che moderava l'incontro, pone maniglie ai muri per constatare se sono porte o semplici muri che non si aprono.
La filosofia, sono tutti d'accordo, angustia e quest'ultima n'è il motore che spinge a filosofare e insieme ne costituisce l'obbiettivo. Porre problemi, questionare, criticizzare i luoghi comuni, smuovere le acque dei laghi calmi, senza conciliare le contraddizioni, perché la vita stessa è la regina delle contraddizioni, soddisfatta e destinata alla morte. Filosofare è il contrario dell'allontanare e a frustrare un'influenza malvagia, del vivere apotropaico.
La dualità è insita nella vita dell'uomo, pensiamo anche al farmaco, dal greco ϕάρμακον, qualsiasi sostanza capace di produrre in un organismo vivente modificazioni funzionali, utili o dannose, ha la doppia valenza di medicamento e veleno e come sottolinea Roberto Esposito, docente di filosofia teoretica alla Normale di Pisa, ciò che ci cura ci uccide.
Nel libro Filosofia col martello Darìo cerca di smantellare tutti i precetti della vita dati come necessari, introiettati come dogmi indissolubili, perché dettati dall'establishment dei dogma: come Dio, la religione, l'amore e la democrazia.
Darìo riapre queste domande ponendoci altre questioni sulla scia di altri filosofi, come Deleuze, Marx e Nietzsche prima di lui si erano posti.
Per esempio Nietzsche nello Zarathustra immagina un incontro di questi con il Papa, in pensione perché Dio è morto, ma vedendolo chino e corrucciato Zarathustra non può fare a meno di chiedergli come mai fosse così triste e al che il Papa risponde: non riesco a trovare un centro, la sua ombra è ancora tra di noi, scrisse più avanti Gianni Vattimo, altro illustre filosofo italiano morto questo settembre del 2023.
Decostruire la versione egemonica, suggerendo come non sia l'inferno così male, quanto piuttosto il modo come lo si raggiunge ad essere terrificante. Oggi l'uomo si mette in fila, cercando di credere sempre a qualcos'altro di ulteriore, posto un po' più in là.
A sua stessa testimonianza, è l'angoscia del tempo che spinse Sztajnszrajbede ad iniziare filosofia. Ma il tempo, scrisse Sartre nella Nausea, è un mostro che non si fa riempire, per quanto l'uomo salti, corra e s'affani per farlo.
Al momento impossibilitato a proseguire oltre mi fermo qui, altrimenti avrei desiderato esplorare la questione della responsabilità nella decostruzione. Come Friedrich Nietzsche affermò saggiamente:
"Quando combatti mostri, stai attento a non diventare tu stesso un mostro. E se guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso guarda dentro di te."
Tuttavia, non appena avrò completato la lettura del libro, tornerò qui con ulteriori dettagli e approfondimenti.
Questo articolo è stato scritto con la voglia di richiamare l'attenzione sul mondo della cultura e contribuire così alla sua divulgazione; se vuoi prendere parte alle lezioni online o conosci qualcuno che fosse interessato ad un tutor privato guarda i servizi a disposizione..
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