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Governo di minoranza

Aggiornamento: 17 feb 2023


Oggi è il ventiquattresimo giorno della XVIII Legislatura della Repubblica Italiana. Nelle diciassette legislature precedenti si sono successi 61 governi.


Nell'attuale legislatura dopo il secondo giro di consultazioni, in cui non si è riusciti a trovare una maggioranza utile a formare un governo, il PdR dovrà pensare alla mossa successiva.


Si parla di mandato esplorativo. Vale a dire si conferisce un incarico ad una personalità ritenuta sopra le parti che effettui un'attività istruttoria (informativa) per il Capo dello Stato, al fine di non esporre e "bruciare" un politico ritenuto idoneo a formare il Governo; per l'esplorazione di solito questa personalità viene scelta tra il Presidente della Camera e il Presidente del Senato. A mio parere perché hanno già un incarico, quindi non perderebbero nulla e potrebbero comunque tastare il terreno, appartenendo ai due partiti più forti.


La principale lista o coalizione dovrebbe poi indicare una personalità in grado di riscuotere un congruo consenso per formare un governo.


Non prospettandosi, nel panorama tripartito italiano, una maggioranza chiara parlamentare, potremmo andare nella direzione di un governo di minoranza, cioè un esecutivo che si regga sulla fiducia di meno della metà di parlamentari: questo potrebbe succedere solo se alcuni parlamentari si astenessero dal voto o abbandonassero l’aula, allora potrebbe bastare una maggioranza relativa, vale a dire la maggioranza dei voti dei parlamentari presenti in aula.


La Costituzione non lo nega, visto che oltre alla fiducia al momento dell’insediamento non è richiesta poi l’esistenza di una effettiva maggioranza. Sarebbe un governo di transizione, atto a svolgere le scadenze più importanti, come il pareggio di bilancio, richiesto dalla normativa europea del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) e del c.d. Fiscal Compact, il quale è divenuto un simbolo politico.


Nella storia repubblicana ci sono stati 6 governi senza una maggioranza assoluta.


- Tra il 1962 e 1963 Amintore Fanfani (DC) chiuse la III Legislatura formando il suo IV governo (DC - PSDI - PRI) con l'astensione del PSI. La sua fu una politica riformatrice, mal digerita dalla corrente destrorsa della DC.


- Dopodiché Giovanni Leone riuscì a costituire un governo DC di respiro transitorio con dichiarazioni programmatiche di sei mesi e l'appoggio esterno di PRI, PSDI e PSI. Il Governo Leone I durò da giugno a dicembre 1963, quando rassegnò le dimissioni, venendo eletto Aldo Moro per tre governi, finendo così la IV Legislatura.


- Il primo governo della V Legislatura fu anch'esso di minoranza sempre formato da Giovanni Leone, fu il II, tra il giugno e il dicembre del 1968 e si formò grazie all'astensione del PSI e del PRI.


- Poi ci fu il quinto e ultimo della VI Legislatura e Aldo Moro formò il governo per la sua V volta: Governo Moro V, rimanendo in carica dal febbraio al luglio 1976.


- Dal luglio del 1976 a marzo del 1978 Giulio Andreotti forma il suo III governo è il primo della VII Legislatura. Tina Anselmi è la prima ministra donna (Ministro del lavoro e della previdenza sociale). Il Governo si forma grazie all'astensione del PCI di Enrico Berlinguer e termina con il rapimento Moro.


- Siamo nel 1979 al primo governo della VIII Legislatura e fino all'aprile del 1980 Francesco Cossiga forma il suo I governo. Termina la collaborazione Dc-Pci degli anni precedenti, spostando verso destra il baricentro. Si reggeva sull’astensione di repubblicani e socialisti.


I governi di minoranza sono stati le soluzioni per preparare un cambio di fase politica.


Il PSI astenendosi nel 1963 dal voto - dopo che nel '56 ruppe i legami con l'URSS e il PCI, per l'invasione sovietica dell'Ungheria - fu per la prima volta al governo con il primo governo formato da Aldo Moro.


Nel 1976 il PCI, garantendo l'astensione con "il governo della non sfiducia" e per la prima volta rinunciando al voto d'opposizione, offrendo il voto ad un monocolore DC, nel 1978 entrò nella maggioranza del Governo Andreotti IV. Furono gli anni del compromesso storico per la solidarietà nazionale insidiata dal terrorismo rosso e nero.


Rotto, nel 2013, il bipolarismo proprio della Seconda Repubblica con l'avvento del M5S, se quest'ultimo rinunciasse ancora al Governo, come fece con Bersani, questa volta astenendosi dal voto di sfiducia, per il "bene del Paese", lascerebbe formare un governo di minoranza alla coalizione di centro destra, potrebbe puntare ad un cambio di rotta e darebbe al centro sinistra il modo di riorganizzarsi.





Pier Paolo Piscopo


 
 

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