In autunno, alla sua prima pubblicazione in Italia, il libro Simeone II di Bulgaria. Un destino singolare con il suo autore riscuotono un ampio successo di pubblico alla presentazione a Roma, in Via Giulia 142, nella sede della casa editrice che ne ha curato la stampa e l’uscita, la Gangemi International.
Simeone II (Simeone di Sassonia-Coburgo-Gotha) è stato Re di Bulgaria dal 1943 al 1946 e, destino singolare, 62º Primo Ministro dal 2001 al 2005.
Nipote dell'ultimo re d'Italia Vittorio Emanuele III, Simeone, è l’unico re in Europa a divenire Primo Ministro, dopo un esilio durato cinquanta anni; il 25 maggio del 1996 ritornò in Bulgaria per la prima volta dal settembre del 1946, dopo che nel 1945 lo zio Principe reggente Kyril venne fucilato per un colpo di Stato comunista. Simeone II aveva nove anni quando s’imbarcò per Istanbul, far scalo ad Alessandria d’Egitto, iniziare gli studi e trasferirsi a Madrid.
Il libro nasce dall'esigenza di “conoscere il passato per capire il presente”, ma anche per dovere di spiegazione, testimonianza storica e non lasciare che “la grande Storia” si costruisca senza “le piccole storie individuali”, perché “soltanto incrociando entrambi gli elementi è possibile pervenire ad una conoscenza, quando non alla verità”.
Soprattutto se questa testimonianza e bisogno di spiegazione vengono da uno dei protagonisti della nostra storia di europei; è allora che Simeone ha superato la propria cultura del pudore del parlare di sé, fedele alla tradizione regale, sancita in modo esemplare dalla regina Vittoria: “Never complain, never explain”.
Il verificarsi di una serie di eventi, le incomprensioni causate dalle sue decisioni politiche divenute passaggi storici cruciali, le maldicenze dei detrattori all'opposizione, le ingiustizie subite, soprattutto nella mancata restituzione di alcuni beni, dopo il suo ritorno – dichiarandosi “stanco di dover sempre ricordare il ruolo svolto dalla mia famiglia nella nostra storia, sfinito di vedere come si cerchi di cancellare il fatto che io sia il Re.” – fanno si che scriva la sua autobiografia, e i suoi figli e suoi nipoti, come nella dedica in esergo esplica, conoscano meglio le proprie origini.
Simeone ha sentito come un dovere morale il bisogno di raccontare la sua vita, per restituirla alla Storia: l’esilio, il dramma della comunità degli esuli compatrioti, il regime sovietico in Bulgaria, il crollo del sogno comunista, i rapporti diplomatici con la comunità internazionale, l’esperienza di c.d.a. nelle più importanti compagnie del mondo, i rapporti con i capi di Governo e i Re, con Franco, ma anche con Juan Carlos I, Hassan II del Marocco, Hussein di Giordania, fanno di questo libro una finestra temporale per rivivere con gli occhi da protagonista gli anni della nostra storia dal dopo Guerra ad oggi.
I cinquant’anni d’esilio non gli hanno impedito di ritornare in patria, costruire il Movimento Nazionale per la Stabilità e il Progresso (NDSV) e portare la Bulgaria nella NATO (2004) apporre le più importanti firme e gestire le trattative decisive per l’ingresso del suo Paese nell’Unione Europea, avvenuto nel 2007.
Simeone, malgrado le avversità affrontate, ha sempre voluto tenere lontane l’amarezza, la vendetta e il rancore, a partire dalla morte del padre e dall'esecuzione di numerose persone a lui care.
Così facendo ci lascia delle frasi che partecipano al dibattito odierno su temi attuali, della religione scrive: “Mentre l’ateismo sembra guadagnare sempre più terreno, per me l’essenziale è avere fede, a prescindere dalla parrocchia di appartenenza”. “Le grandi abbazie d’Occidente contribuirono alla salvaguardia della conoscenza, in un momento cardine della Storia del nostro continente, oltre che alla conservazione dei valori che avrebbero in seguito fatto da cornice alle nostre democrazie, all'idea stessa di diritti dell’Uomo” quindi è vero che L’Europa ha una lunga storia cristiana, ma “pur essendo profondamente credente, ritengo che la religione sia una questione personale” e aggiunge che “fatica a vedere come questa possa riunire tutti ad identificarci nelle fonti del Cristianesimo e farci progredire”.
Lezioni di politica: “Mi rifiutavo di prendere decisioni con le spalle al muro. Quel che non avrà importanza tra cinque anni, non può averne oggi.”
Non avendo l’ossessione della voglia di essere rieletto poteva permettersi di attuare politiche che “solamente la sua coscienza gli dettava”, libero di agire, senza programmi populisti per compiacere il popolo, ma perseguendo solamente il bene della Nazione.
“La politica concepita in modo funzionale alla continuità è l’unica che abbia valore, la sola che possa permettere di ottenere risultati a lungo termine. Dovremmo smetterla di perderci in tanti particolarismi e conciliare la nostra eredità con la prospettiva di un futuro che corrisponda alle esigenze della nostra gioventù [...] la stimolazione reciproca fa sì che coltiviamo ancor di più ciò che rispetto al vicino ci contraddistingue”.
Verso la fine del libro lascia spazio anche ad una domanda che sembra coinvolgerci nella riflessione: commise un errore a praticare la riconciliazione nazionale, legittimando l’evoluzione pacifica da nazione post-comunista a Paese membro della NATO e quindi non punire chi fu nei quadri dell’allora Partito comunista bulgaro (BKP)?
Dell’Unione Europea ama ringraziare il merito, più grande di tutti, di essere riuscita a far cessare ogni tipo di conflitto al suo interno, d’essere un esempio di sviluppo economico e protezione dei diritti dell’uomo e dell’ambiente: “Appartenendo ad una generazione che ha conosciuto le atrocità della Guerra, posso assicurare che la pace di cui godiamo rappresenta già di per sé un’enorme conquista” e continua: “L’Unione ci conferisce il peso economico necessario per negoziare alla pari con gli altri grandi blocchi; non ci rendiamo conto della potenza economica che rappresentiamo e di cui tutto il mondo invidia il nostro modo di vivere”, ma non ne risparmia per questo critiche, ammettendo che può esistere un modo migliore di spiegarsi della UE, senza dover imporre i propri punti di vista; rammaricandosi di una certa mancanza d'empatia, quanto di più essenziale possa esistere come qualità, specialmente in politica.
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