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La Chiesa d'Ognissanti a Firenze

Aggiornamento: 31 mar 2018


L'idea era quella di parlarti di tre chiese: Ognissanti, Santa Trinita e San Miniato al Monte. Con struggente rapimento ne sono rimasto avviluppato nella storia, quando ieri ne sono stato in visita, che il tempo mi è scivolato via. Come sai poi siamo pur sempre nella terra del Chianti, qui, nelle vie della Firenze trecentesca, corre come sangue durante le battaglie e seduto al tavolino di un bar, alla fine, ti parlerò di una sola.


Sveglio comunque dall'alba, insieme ad un cane, tutte le mattine corriamo per un oretta abbondante lungo il Parco delle Cascine. Ossigeno il cuore e la mente.


Immagino affacciarti fuori da quella finestra e sotto il tuo sguardo, tra i tenui colori di quando si pronuncia il sole, il rosa del cielo srotolarsi fra l'azzurrino e il verde pastello della serpentite di alcune chiese si confonderà con quello delle persiane dei tetti e degli abbaini semiaperti; i marmi verdi di Prato dalla struttura brecciata, il rosso coccio e l'ocra antico delle case e dei palazzi, una pietra serena che traballa al grigio ceruleo dei riflessi e il perdersi, tra le sfumature delle costruzioni rinascimentali in pietra bigia o forte, le nuvole addormentate sotto l'orizzonte faranno da contorno alla città: è Firenze quando si veste di un nuovo giorno dei colori del territorio, nel quale ha trovato le arenarie per costruirsi.


La Chiesa d'Ognissanti si trova sul lungarno Vespucci prospiciente il fiume e l'omonima piazza, perché i frati che la costruirono, gli Umiliati verso il 1250, dediti ad una vita frugale ed austera, si occupavano della lavorazione della lana, fondando fiorenti manifatture tessili e accumulando bei guadagni, così per motivi commerciali costruirono sul greto del fiume un porto e presso di esso la loro chiesa.


Della prima costruzione trecentesca ne rimane oggi solo il campanile, perché fu sostituita da un rifacimento seicentesco, un primo timido accenno di barocco. Di fronte alla chiesa v'è una canalizzazione imponente di acque dell'Arno dal quale i frati vi ricavarono l'energia idraulica per mulini e le gualchiere che servivano per l'infeltrimento della lana.


Per favorire tale sfruttamento, lo stesso ordine degli Umiliati, costruì la Pescaia di Santa Rosa, un salto di tre metri per rallentare il corso del fiume, insieme a un ricco sistema di canali. Vicino la chiesa vi è poi un convento, dove oggi è il commando dei Carabinieri, e prima invece v'era un vero e proprio centro del lavoro, legato all'attività produttiva, circondato dalle case degli artigiani e dei tiratoi dove si lavava la lana dopo la tintura e si faceva asciugare.





La navata della chiesa è introdotta da una robbiana, una lunetta in terracotta invetriata, che è essenzialmente una tecnica inventata dalla famiglia di scultori Della Robbia, la tecnica consiste nel creare un rilievo in terracotta, rivestito in ceramica policroma che gli da quell'aspetto lucente che sono sicuro rapirà i tuoi occhi: è simile a quello della maiolica, ma molto più sofisticato.


Percorrendo quindi la navata centrale noterai ai lati non le solite cappelle ma piccoli altari, uno dei quali, il secondo a destra, è dedicato alla famiglia Vespucci, la quale orbitava in questa zona con i propri affari.


Contrapposti in modo tale che si guardino si trovano due affreschi, uno Sant'Agostino nello studio di Sandro Botticelli, l'altro San Girolamo nello studio di Domenico Ghirlandaio che gli fa pendant sulla parete opposta. Dal confronto dei due affreschi si possono apprezzare le diverse tecniche dei due artisti: l'espressività passionaria e drammatica di Botticelli e il lavoro minuto e di fino del Ghirlandaio. Entrambe sono databili al 1480.


Sant'Agostino, vescovo di Ippona, città dell'Algeria, oggi Annaba, è raffigurato come il tipico umanista dell'epoca, mentre è colto da una illuminazione, sepolto tra i suoi libri nello studio stipato ma caldo e accogliente, mentre le mani rimandano ad un'inquietudine nascosta, nervosa, sempre sveglia e attenta, che si ricava dall'incarnato posto delle mani nerborute e nodose. In questa tensione si legge il riflesso dei drammatici avvenimenti del 1478, la congiura dei Pazzi, che innescarono una crisi culminante nella teocrazia di Savonarola.


San Girolamo lo stesso è ritratto nella sua professione d'intellettuale, la quale è quella di pensare, e vedi mia cara, non devi avertene se in altri campi la persona ha leggeri deficit. Qui il santo è ritratto sereno e in contemplazione, del tutto avulso dalle beghe del suo tempo, come se stesse solo aspettando che gli uomini mettessero fine alle loro pulsioni interiori che ancora non hanno saputo gestire e governare.


All'inizio del Trecento la chiesa era così ricca, grazie all'attività degli Umiliati, che ancor'oggi è sede di preziosissime opere storiche e che all'epoca aveva il suo fulcro propulsivo nell'attività di Giotto: intorno al 1310 veniva posta sull'altare maggiore la Maestà ora agli Uffizi, il Crocifisso d'Ognissanti del 1315 che v'è ancora e la Dormitio Virginis, oggi a Berlino.


Nel transetto destro vi è sepolto Sandro Botticelli e come lasciò da richiesta venne inumato ai piedi della tomba della sua musa ispiratrice: Simonetta Vespucci, una nobildonna moglie di un cugino di Amerigo, il famoso navigatore. Si dice fosse la donna più bella del Rinascimento, amata da Giuliano de' Medici, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico e dal Botticelli ma che fu sfortunata, morì infatti quando aveva solo ventitré anni, giusto in tempo per prestare il suo viso come modella, reso eterno nei più famosi dipinti: alla Venere nella Nascita di Venere e all'allegoria della Primavera.


Nello stesso transetto vi è sepolta anche la sorella di Napoleone, Carolina Bonaparte, la quale in un viaggio con la famiglia in Italia conobbe Gioacchino Murat, generale di Napoleone del quale si innamorò e in seguito sposò. Vi è qui tumulata perché, dopo il lungo esilio successivo alla restaurazione del Regno dei Borbone a Napoli, dove v'era stata regina consorte, trovò residenza presso il palazzo Bonaparte adiacente la chiesa. Oggi il palazzo ospita il consolato francese.


Mi alzo dopo aver capito che per una sola chiesa non sono sufficienti due ore per contestualizzarla, insieme alle sue opere, al momento storico a cui appartiene. Figuriamoci tutta la città. Figuriamoci per vedere tutta l'Italia, in cui ogni più piccola città ha una storia bellissima da sapere e ammirare. Figurati il mondo che ci attende.


Il mio giro è proseguito nel pomeriggio con il Palazzo Davanzati e il Palazzo Spini Feroni, oggi invece sono stato in quello degli Strozzi e quello Medici-Riccardi.


Una piacevole sorpresa è stata infine visitare il più antico oltre che il primo ospedale costruito a Firenze: l'Ospedale di Santa Maria Nuova ad opera di Fulco Portinari nel 1288, padre della Beatrice tanto cara a Dante.


Pier Paolo Piscopo


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