Fabio Santoro è un’artista romano, classe ‘81: sono rimasto piacevolmente colpito dai suoi quadri che da giovedì fino a domenica potrete fruire alla Mostra dei 100 pittori, in Via Margutta.
Le tele di Fabio riescono a farci entrare in un mondo onirico, in contrapposizione allo stesso tempo, della realtà vissuta. Nei suoi paesaggi l’atmosfera è ridotta all’essenziale e resa dal manto roccioso levigato di un paesaggio lunare deserto, dove l’uomo sembra provato, fellinianamente sospeso.
Di fronte a questo paesaggio desolato appunto si contrappone un uomo scenico e solo: l’uomo moderno di cui parlava Quasimodo, solo in una sera allegorica, trafelata, quando si trova di fronte alle avversità, di qualsiasi natura esse siano, l’uomo sulle sue sole forze può contare.
La contrapposizione qui è resa possibile da questi due pesi d’insieme, l’uomo-realtà solitaria che supera l’avversità e diviene un se stesso diverso, e, il paesaggio-esperienza storica, in sogno, testimone del passaggio che l’uomo deve compiere nelle fasi della vita.
Tutto è sotto come una coltre satinata, resa magistralmente da un colore che ha creato personalmente l’artista, mescolando alcune terre con l’acrilico, che rendono perfettamente l’idea di un cammino interiore, gestito in equilibrio.
Per mezzo della mano di chi ha realizzato l’esperienza, come fosse il velo di Maya, questa seta che ancora traspare, richiamante il sogno, la rarefazione di un ricordo, è come se venisse per un istante scostata, per mostrarci l’intimità comune che racchiude e giace sotto la superficie della vita quotidiana, fatta di prove da superare e difficoltà da non ingannare, ma al contrario meditare, per una maggiore consapevolezza.
È come se l’artista riprendesse l’ambientazione dantesca, dopo che l’Autore pose fine ai gironi infernali e voltato pagina sul Paradiso, per calarci lui le sue storie, le sue prove che servono per rammentarci la comune materia di cui siamo fatti, sforzandosi di comprendere sempre le difficoltà e per quanto grandi siano, non farci vincere da esse.
L’uomo scenico qui presente, nello stesso tempo, è nero, non ben definito, forse perché le prove da superare nella vita sono sempre racchiuse nella propria intimità?
Forse perché i più grandi enigmi per noi stessi siamo noi stessi. Alla prossima volta…
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