All'Istituto Giapponese di Cultura ieri ha avuto luogo la conferenza della prof. Rossella Menegazzo (Università degli Studi di Milano), curatrice della mostra dell'artista nipponico Hiroshige, Visioni dal Giappone, alle Scuderie del Quirinale, che si terrà in allestimento fino al 29 luglio 2018.
Utagawa Hiroshige nacque ad Edo (attuale Tokyo) nel 1797 e vi morì nel 1858, fu un artista e incisore con una notevole influenza anche sull'arte occidentale: le tele del periodo impressionista e post-impressionismo sono alcuni esempi e tra gli altri artisti Toulouse Lautrec, Claude Monet e Vincent van Gogh sono ricchi di spunti.
Da notare la caratteristica della composizione di Hiroshige, le linee diagonali o a zig-zag che tagliano l'immagine e conducono l'attenzione verso figure protagoniste mai poste al centro ma sempre ai lati del quadro.
Altro spunto è il senso di profondità, dato da una particolare prospettiva che i nostri artisti ripresero dal maestro: una sovrapposizioni di piani aerei che si vanno sommando da un primo punto in piano, fino ad uno sfumato all'orizzonte.
La città di Edo, agli inizi del Cinquecento, a differenza delle altre due grandi città giapponesi, la capitale Kyoto, raffinata sede della corte imperiale e Osaka, principale porto e centro commerciale; crebbe come centro militare dipendente dal daimyo (大名 - grande nome - il più alto titolo feudale) e la componente principale della sua popolazione era costituita soprattutto da samurai e dalle loro famiglie.
Dopo 150 anni di guerre civili Tokugawa Ieyasu, un militare, riportò la pace, riunificò il Giappone e venne eletto nel 1603 shōgun dall'Imperatore Go-Yozei.
Shōgun abbreviazione di sei-i taishōgun (征夷大将軍, lett. grande generale dell'esercito che sottomette i barbari) era un titolo feudale conferito ai dittatori militari che de facto da Ieyasu, fino alla fine della dinastia Tokugawa, governarono il Giappone.
Ieyasu fondò lo shogunato Tokugawa, l'ultimo della storia giapponese, spostò la capitale a Edo, dando inizio al Periodo Edo, durato fino al 1868, quando fu ripristinato il potere politico dell'imperatore: la crisi si acuì, all'epoca, con l'intromissione nella politica interna delle potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che con la minaccia di aggressione obbligarono lo shōgun ad aprire i porti al commercio con l'estero. Il paese uscì dall'isolamento in cui si era chiuso da lungo tempo e questo venne preso come pretesto dai clan sconfitti due secoli prima per attaccare di nuovo lo shōgun.
Nel 1868 alcuni feudatari, guidati dall'imperatore, scatenarono così la guerra civile di Boshin. La guerra portò alle dimissioni di Yoshinobu Tokugawa (ultimo shōgun) e l'imperatore riprese il potere dando inizio al periodo Meiji.
Ma facciamo un passo indietro per dare un contesto all'arte di Hiroshige.
Il citato generale Tokugawa Ieyasu costrinse nel 1610 i daimyo di tutto il Giappone ad avere una residenza a Edo, con l'obbligo di soggiornarvi periodicamente, un anno ogni due, al fine di controllarli meglio. In tale residenza dovevano vivere in pianta stabile la moglie e l'erede del daimyo, di fatto ostaggi dello shogun. In tale modo fu assicurato il controllo sui feudatari. La concentrazione a Edo dei daimyo, delle loro famiglie e dei loro seguiti precedette il conseguente arrivo di commercianti, burocrati, artigiani e contadini ed in breve tempo fece moltiplicare la popolazione residente a Edo.
Ieyasu per consentire il viaggio e così controllare i daimyo costruì un sistema viario: il gokaidō (五街道) che si diramava attraverso la parte centrale dell'isola, collegando Edo con le città più importanti del Giappone. Il gokaidō, anche noto come le cinque strade di Edo, presentava numerose stazioni di posta che davano la possibilità ai viaggiatori di riposarsi lungo il cammino e di acquistare scorte di cibo; queste furono il soggetto di molte xilografie di Hiroshige, nel suo ciclo di stampe Le cinquantatré stazioni del Tokaidō presenti alla mostra.
Tōkaidō era la strada costiera orientale più importante, perché congiungeva Kyoto, in cui risiedeva l'imperatore, con la capitale Edo.
Nel Periodo Edo fiorirono in Giappone diverse arti: una delle più caratteristiche fu l'Ukiyo-e (浮世絵) un genere di incisione a stampa a colori su legno che rese famosi diversi artisti, tra i quali Hiroshige. Ukiyo-e significa mondo fluttuante in sintonia allusiva al termine omofono mondo della sofferenza (憂き世). Le serigrafie ukiyo-e non erano costose, perché erano prodotte in serie ed erano pensate principalmente per gli abitanti della città che non potevano permettersi dei veri dipinti o anche come souvenir per i viaggiatori che erano in viaggio.
Alle origini, il soggetto principale delle ukiyo-e era la vita della città, in particolare le attività e le scene dei quartieri dei divertimenti: postriboli, belle cortigiane, tante raffigurazioni di beltà bijin-ga 美人画 (dipinti di belle donne) vi sono infatti ma anche attori, teatranti, lavoratori nei campi, gente di passaggio, avventori e locandieri erano ritratti mentre svolgevano il quotidiano. In seguito divennero popolari anche i paesaggi ma non apparvero mai soggetti politici o appartenenti alle alte classi sociali.
Hiroshige è tra i più celebri artisti del ukiyo-e ed è definito anche il maestro della pioggia e della neve; fu capace di rendere il paesaggio e la natura al centro della sua produzione con un tocco e un'impressione che donano ancora oggi pace e serenità. Il suo era un lavoro fatto di dedizione e disciplina, meticolosa e paziente.
La resa della pioggia era intagliata sul legno e poi pressata a secco direttamente sulla carta, senza inchiostro sulla matrice di legno di ciliegio; invece, la neve era ricavata per riserva, vale a dire che leggiamo neve ciò che nella matrice non era inchiostrato e quindi rimane la semplice nuda carta.
Il maestro ha un tratto fine, elegante come le vesti di seta dei kimoni che raffigura (着物 lett. cosa da indossare) sembra contrapporre il movimento alla staticità, vuoti e pieni in disinvolta spontaneità e naturalezza danno alle sue immagini volume e senso d'evasione, con motivi che si ripetono, come le anatre che tornano in stormo sotto una luna piena gigante, bianca-lattea o i ponti sospesi, come s'un al di là, ci danno l'idea di una certa familiarità che ritorna, una rassicurante ritualità propria della filosofia buddista. Questo ciclo di motivi preannunciano il nirvana, in alcuni casi fanno assaporare all'intorno la morbidezza della neve, una coperta d'ovatta che occlude e nello stesso tempo, nella sua brillantezza che sprigiona, ci lascia respirare; in altri sono da collante di vedute aeree a volo d'uccello, occasione di darci mostra dei bellissimi paesaggi del Giappone, a volte vergati in diagonale da sferzanti scrosci di pioggia; in altri ancora mettono in bella evidenza la spiritualità e l'imponenza della natura.
Il tratto di Hiroshige richiama alla memoria gli aspetti della vita, il lavoro, il riposo, i momenti goderecci passati ma anche la solitudine e la fatica, la malinconia dei belvedere osservati in contemplato silenzio o quel fiore incatenato e tenuto secreto, in celle di creta o campane di vetro, che non rinuncerà mai a fiorire e sbocciare, l'amore, il suo delicato petalo dal dolce olezzo nascosto, che, nella bellezza dei giorni e nei gesti quotidiani Hiroshige ne richiama i ricordi, donandoci, dalla routine, sicurezza, abbandono e speranza.
Concludo dicendo che l'artista deve la sua fama anche allo sguardo del tutto particolare che lo contraddistinse in tarda età, definito “fotografico”. Intorno al 1850 iniziarono ad entrare in Giappone, dall'Occidente, le prime lenti, macchine fotografiche, dagherrotipi, stereoscopi, calotipie e microscopi e Hiroshige, affascinato da queste invenzioni, ne cercò di riprodurre l'inquadrature, ecco così che iniziarono a comparire decine di particolari nelle sue serigrafie, protagonista in esse diviene il particolare di una scena che come zoomata viene immortalata dall'artista.
Assieme a Hokusai (1760-1849) noto per la serie Trentasei vedute del Monte Fuji creata tra il 1826 e il 1833 tra cui La grande onda di Kanagawa, la più celebre, dove decanta la forza della natura in contrapposizione con la fragilità dell'uomo; Hiroshige è considerato uno tra i principali artisti giapponesi dell'Ottocento.
La mostra così conta una selezione di circa 230 opere appartenenti a collezioni che provengono dall'Italia, Giappone e Stati Uniti; permette di ammirare lo stile affascinante e raffinato di Hiroshige: dalle più note serie di vedute quali Cento vedute della Capitale di Edo e le citate Cinquantatre Stazioni di posta del Tokaido, alle silografie policrome di fiori insetti e animali, fino ai disegni e bozzetti originali ancora intatti.
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