"Una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile alle persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica e amore.. Questa è la mia idea di felicità" - Lev Tolstoj -
A due passi da Trieste, rimirando il golfo, s’erge nella località di Contovello, il Parco Scultoreo di Prosecco, un laboratorio-atelier sul Carso, l’altipiano roccioso che s’estende fino all'Adriatico e che corona la città alabardata.
Qui nel parco vi opera l’artista Robin Soave.
Ci accoglie in una giornata tranquilla, senza appuntamento, c'è solo da spaccare legna, grossi ceppi tagliati a quarti di fusto. Robin s'organizza il lavoro a turni di otto ore, il cinquanta per cento è manuale e l’altro cinquanta è business: ricerca di bandi, commissioni e burocrazia da svolgere.
Ad ogni domanda risponde in maniera esauriente, calda, coinvolta, botanica: lo spirito del suo lavoro. Soave ci accompagna, passeggiando tra tavoli di cedro, lavandini di roccia, canoe e casette di legno, sculture e design.
L'arte sembra essere vista come un disegno dell'esperienza. André Gide scriveva: "è una collaborazione tra l'uomo e Dio, e meno l'uomo fa, meglio è".
La scelta dei materiali e dei colori sono indice di un'opera che si apre ai sensi. Soave entra all'interno, nella pancia della natura e ci porta con sé, l'essere accolto, lo sciogliersi dell'umano, rimanendo amalgamati e in estasi.
La pietra è nuda, ragionata, il blu del cielo e il verde smeraldo della vegetazione s'intonano con la scelta del verderame, pigmento verde-azzurro di aceto di rame e macchie di ocra spenta; lo spettacolo è una roccia su cui è riflessa la luce del sole e in evidenza i licheni, beati di alghe e funghi.
Ferro battuto e rettangoli di lamiera spianata, rivetti e viti zincate, vernici naturali, carbone, terra di talpa diluita e olio di lino cotto.
Le opere di Soave sono uno specchio che permette di guardarci nell'ambiente dove siamo e da dove veniamo, in modo che tutto corrisponda, l’intimo con l’emozione, la carne, il legno, la roccia con il vento e con l’amore. Vivere in mezzo a tanta vita che ricorda cosa sia.
Un pensiero profondo nel modo più semplice, controcorrente o corrente maestra, l’effimero è nascosto, ritorna il riutilizzo, la semplicità, la forma originale delle cose, che parlano ancora sotto le mani degli artisti che ne capiscono e ne salvano l’anima, altrimenti morta nell'industria, la lasciano parlare, basta ascoltarla.
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