La Mitteleuropa fu una concezione e uno strumento politico, di aspirazione mondiale, consapevole dei problemi della nazionalità, intesa come diritto individuale identitario.
L’Impero asburgico, dopo la sconfitta subita dall'esercito franco-prussiano nel 1859, si propose come confederazione di federazioni di stampo liberale, sia in politica che in economia, con capitale Vienna e con aspirazioni sovranazionali egemoni sul mondo tedesco, slavo e italiano, a garanzia di un equilibrio politico e di pace di tutto il Continente e di un suo progresso futuro, perché legato ai valori di una tradizione comune.
La produzione culturale raggiunta in quegli anni, in ogni campo del pensiero e dell’arte, fu di livelli altissimi, richiamando la specifica civiltà vissuta dal multinazionale mondo asburgico e come espressione della crisi epocale vissuta dall’Occidente: il senso di perdita d’identità che cerca di strappare alla vita ancora qualche momento di raffinatezza e abbandono, in un periodo che riflette insieme le criticità e la sua parte sublime. La ricerca di una verità concettuale unita a quella del Bello. Esistenzialismo e romanticismo. Decadentismo e idealismo. Storicismo e spiritualismo. Psicanalisi e materialismo dialettico in un'unica opera e concezione intellettuale e artistica.
La Mitteleuropa (dal tedesco “Mitte”, centro, mezzo) è quel grande territorio che apparteneva alla Duplice Monarchia asburgica dell’Austria e dell’Ungheria, ai quali Stati erano assicurate piena parità e autonomia. Ne facevano parte tra le altre la città di Trieste e il Margraviato d’Istria, in un fin de siècle che si auto-rappresentava come il centro storico-culturale dell’Europa, il punto di contatto.
“Europa” era una giovane principessa che viveva in Fenicia (attuale Libano) a cui Zeus, innamorato, le regalò il territorio geografico in cui oggi, nel suo toponimo, la individuiamo e che dal secolo dei lumi la identifichiamo con un preciso sistema politico, i quali popoli, all'interno, vi condividono una simile cultura e stile di vita.
Nel delicato passaggio di secolo tra ‘800 e ‘900, in quello che i tedeschi designano con il termine jahrhundertwende, la Mitteleuropa comprendeva dalla Polonia alla Serbia, un vastissimo territorio dalla secolare, bonaria, saggezza conservatrice.
La struttura plurinazionale dell’Impero e lo svilupparsi dei nazionalismi locali fu il problema cardine sul quale roteò la sua dissoluzione: l’identità del cittadino, una nazionalità, perché una cultura comune austro-ungherese non vi fu mai. Ognuno si sentiva parte di una minoranza non abbastanza riconosciuta e rappresentata in Parlamento.
Fu l’Impero asburgico l’artefice di quella multietnica civiltà ma anche la lingua tedesca e la comunità ebraica fecero da collante, al fine di tenere assieme quel mosaico multiculturale.
Il Ministro degli Esteri austriaco, Metternich fu il più influente artefice del Congresso di Vienna, che ridimensionò l’Europa in un equilibrato assetto di tanti Stati nazionali, in modo da evitare le grandi egemonie passate. Questo dette avvio al crescere dei sentimenti di libertà costituzionale, diritto all'autodeterminazione e indipendenza, tranne che nella costiera adriatica, da Trieste a Fiume (Rieka), dove il ceto popolare, al contrario di quello intellettuale, si sentiva parte dell’Impero, assimilò la sua cultura di rettitudine e precisione, da cui aveva ricavato benessere e sicurezza e l’esercito piemontese fu considerato un invasore.
Dopo il 1815 gli Asburgo ottennero tutta la parte settentrionale dell’Italia, ad esclusione del Piemonte, e la mantennero fino al 1860; il Veneto fino al 1866 e Trieste con il litorale adriatico istriano-dalmata fino al 1918, quando si disgregò l’Impero e nel 1919 l’Austria venne proclamata Repubblica.
L’Impero iniziò i suoi cedimenti nei moti rivoluzionari del 1848 e si concluse con le guerre d’Indipendenza, la Prima con la rivolta piemontese, la Seconda nel 1856, quando Napoleone III riuscì a far cedere all'Impero la Lombardia ai Savoia e la Terza quando nel 1866 il Re di Prussia fece cedere il Veneto dell'Impero al neo Regno d’Italia.
Pier Paolo Piscopo
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