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Maps/spam nella società geografica italiana

Aggiornamento: 8 mag 2018

Ieri sera, 19 marzo, c'è stata l'inaugurazione della mostra MAPS/SPAM, curata da Alessandra Arancio e il project manager Pietro Stori: una collettiva d’arte contemporanea presso il Palazzetto Mattei in Villa Celimontana, sede della Società Geografica Italiana.


Il promuovere il progresso delle conoscenze geografiche, la ricerca scientifica e svilupparne la divulgazione del nostro patrimonio culturale è un compito ufficiale e lo Stato italiano, due anni dopo l'anno in cui fu fondata la Società Geografica, il 12 maggio 1867 a Firenze, come libera associazione, le dette il riconoscimento di ente morale; da allora, attraverso l'organizzazione di ricerche, convegni e viaggi studio collabora con enti culturali, organismi di ricerca e istituzioni pubbliche, in modo da costituire parte attiva nella rete scientifico-culturale italiana e internazionale.


Oggi Street View di Google osserva e cristallizza azioni reali della vita quotidiana riproponendoli in aggiornamenti continui, in una mappatura mondiale, percorsa con centinaia di milioni di scatti fotografici: osserviamo quello che è successo ovunque, ovunque ci troviamo.


Una voglia di sapere ed essere conosciuti. Non passare inosservati, ricordare agli altri che esistiamo è la nostra paura che ci sta mostrando internet: la paura di essere dimenticati è la paura di perdersi, quando la luce non brilla più, sembra d'avanzare a fari spenti nel buio di una strada di campagna.


Oggi che perdersi è impossibile. Almeno che non ci sia dietro la volontà di farlo. Quasi come se l'essere ritrovati avesse sostituito la scoperta. Siamo dappertutto concettualmente. Sono gli altri sensi dimenticati.


Quindi una selezione di cartografie proveniente dalla cartoteca storica della Società Geografica Italiana fa da contrappunto alle opere degli artisti per dialogare sul carattere rappresentativo del concetto di mappa.




Esposte sono le opere di cinque artisti:


Fabio Barile propone una sinestesia d'immagini in relazione, luoghi e simboli, come link di rimando, ogni immagine ricostruisce una mappa concettuale personale e soggettiva, ognuno secondo la propria esperienza del mondo, interiore e non, ritornando per diverse strade e diverse forme allo stesso contesto cardine dal quale l'artista fa iniziare: l'osservazione interiore delle vene e l'arterie dell'anatomia umana, come associazione alla mappatura geografica dello spazio fuori, sconosciuto;


Sabrina Casadei comprende la descrizione del paesaggio del Monte Bianco astraendolo in una visuale di superficie, indicandone i diversi tracciati che può compiere la mente, con fili cuciti di vari colori, per portarci alle diverse mete della vetta, lo fa lasciandosi ispirare dalla lettura delle parole del libro I falliti e altri scritti dell'alpinista Gian Piero Motti, un alpinista al bivio, dedicato a chi non sa più vivere senza montagna;


Giovanni Dal Sasso nasconde le antiche rotte nautiche delle terre rappresentate in una contestualizzazione ibrida, che si compenetra, tra quadro e oggetto d'antiquariato, tra descrizione del passato e visione di futuro;


Meletios Meletiou riassume, in una forma sferica, la mappa romana di un itinere verso Damasco: la sfera è un intreccio di fili di ferro e racchiude in sé il ciclo della vita, ritornando all'infanzia: il solo modo diretto, autentico e sincero che abbiamo di parlare, contrapposto come iperbole, agli ostacoli che ci creiamo da adulti appositamente per non cambiare direzione, avendo paura del buio, di ciò che non conosciamo;


Michele Tiberio da ultimo rappresenta, con i mezzi tecnici d'ultima generazione, un planisfero del 1600, partendo dall'evidente storico paradosso dell'impossibilità di rappresentare una sfera, ma di forma geoidale, leggermente appiattita, schiacciata ai poli e con un lieve rigonfiamento all'equatore, su di una superficie piatta, scatta una foto completamente al buio stampata su carta opaca, con gli ISO alti e i tempi d'esposizione lunghi i sensori della macchina digitale si sono surriscaldati e hanno dato l'effetto noto come hot pixel tanto da farla somigliare alla mappa di un cielo notturno, con le rose dei venti che venivano prendendo le forme di stelle.


Questo incontro di mondi e collaborazioni diverse è auspicabile per il futuro, perché mette in connessione saperi e modi d'approccio differenti, al fine d'una comprensione del reale sempre più precisa.


Pier Paolo Piscopo

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