Le linee in architettura convergono con una serie delimitata di punti, da strade diverse verso un unico punto focale indirizzato verso il cielo, fiumi alla foce attratti dal mare; come l'amore degli amanti converge da strade diverse in una sola direzione, ne chiede una tutta per sé. Il punto è un apice appeso all'universo poggiato sulla terra.
Le Piazze del Nuovo Millennio è il libro del professore Mario Pisani presentato ieri all'associazione culturale ARTis Interazioni Artistiche in Via delle Cave di Pietralata 76 a Roma.
Con perizia di particolari e una digressione storica avvincente l'architetto parte dal concetto di piazza, da sito centrale della vita religiosa antica, dove trova posto il tempio della comunità, a quello di agorà politica, dove agli angoli si formavano capannelli e si discuteva del governo, il luogo originale che ha dato forma al concetto di Opinione Pubblica, come architrave della vita sociale di una comunità.
"Opinone" è doxa, contrapposta ad episteme. Inoltre l’opinione è detta "Pubblica" non solo perché è collocata nel pubblico ed è del pubblico, ma anche perché investe oggetti o materie che sono di natura pubblica: l’interesse generale, il bene comune, in sostanza, la res publica.
G. Sartori
La piazza in origine era il punto dove sorgeva il praetorium, la tenda del comandante, l'intersezione tra il cardo e il decumano, strade perpendicolari tra loro che nel castrum romano, l'accampamento nel quale risiedeva l'unità dell'esercito, formavano un reticolato di quadrilateri.
Alberto Abbruzzese, sociologo, definisce la piazza come il luogo degli scambi di sguardi.
Il nostro Paese detto "delle 100 piazze" vanta una bellezza straordinaria e il libro la racconta, da quelle di Roma, a San Marco a Venezia, Piazza IV Novembre a Perugia, Piazza del Campo a Siena, luoghi emblematici, dove sorgevano e vi si confrontavano il potere religioso e quello laico; centri di memoria collettiva, le piazze custodiscono la testimonianza dell'identità e della storia di una città.
Il concetto di piazza subì una rimozione con il Movimento Moderno, quando l'esigenza era la razionalità, il raggiungimento della migliore utilità possibile. Finisce risucchiata nei meandri dei regimi totalitari, quando sparisce il tessuto intermedio sociale che ne dava luogo e senso. Ciò che è funzionale era anche bello. L'architettura razionale doveva comunicare purezza, funzione e conoscenza.
Le piazze oggi però non sono solo isole nel mare dell'urbano, ma secondi che scandiscono il battito cardiaco delle città.
Il libro riporta tra gli altri l'esempio di Superkilen un parco urbano che esplode sotto il cielo grigio di Copenaghen di simboli e di colori. Il progetto è stato realizzato a Nørrebo, quartiere multietnico a nord della capitale, l’obiettivo è stato quello di coinvolgere le comunità che vi risiedono, creando un luogo che li rappresenti. Attraverso un fitto e comunitario movimento, attraverso giornali, radio, Internet o di persona, gli architetti hanno chiesto agli abitanti di suggerire oggetti di arredo urbano da inserire nella piazza. Così ora ciascuna delle 57 comunità etniche di Nørrebro è rappresentata.
Quest'ultimo esempio ci fa capire come l'architettura non è solo arte, ma una prospettiva sul mondo, un punto di vista e che accoglie le altre discipline creative, le ospita e ne dà casa, riflesso del sistema economico, culturale e politico di una società.
Se l'arte è il respiro dell'uomo, l'architettura è il suo pallone aerostatico, come disse Churchill: prima siamo noi a dare forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi.
Pier Paolo Piscopo
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