“Mi trovai di fronte una donna semplice, cardigan blu e gonna a pieghe, scarpe maschili, niente trucco. Il contrario delle donne colorate che eravamo noi in quegli anni di prorompente femminismo, anni di rivendicazioni e cortei. Il mio romanzo assomigliava a quella festa di strada: come mi era venuto in mente di sottoporlo a lei? Il responso fu durissimo […] «Io questo libro non l’ho capito. Siccome non l’ho capito, non mi piace. Ma siccome non l’ho capito, non posso dare un giudizio» disse senza allentare l’arpione dello sguardo. Il resto non me lo ricordo. Un silenzio lunghissimo. Ero tramortita, e poi per le scale, dovetti sedermi su uno scalino, a piangere: vivevo l’esperienza di un fallimento totale ed eterno, perché l’aveva decretato “la Ginzburg”, la scrittrice che amavo di più, e che era la Storia, era il Potere Editoriale del marchio, lo Struzzo, che aveva formato la mia generazione, come quelle precedenti fin dal dopoguerra.”
“Di Natalia Ginzburg colpiva subito lo sguardo. Ti inchiodava con i suoi occhi scurissimi, e ti sentivi senza scampo.. Ed era una donna severa.” Scrive così la scrittrice e giornalista Sandra Petrignani, dopo la sua ultima pubblicazione La Corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg per Neri Pozza, 2018 ieri presentato alla Libreria IBS+Libraccio in Via Nazionale.
Nei primi anni Ottanta da poco conosceva Natalia Ginzburg, quando le inviò in lettura il suo primo manoscritto Navigazioni di Circe e questa la convocò a casa sua per dirle cosa ne pensasse!
Nel libro si racconta chi era Natalia Ginzburg, cercando di spolverare un nome dalla coltre sotto cui è stato sepolto, un nome a cui non è stato ancora assegnato il posto meritato tra i grandi scrittori che hanno segnato la storia della grande cultura italiana. Sandra Petrignani cerca attraverso un lavoro di studio e ricerca di darne un motivo, ripercorrendo le tappe della vita della scrittrice, visitando le case che abitò, da quella siciliana di nascita alla torinese del “lessico familiare”, fino a quella dell’esilio e quella in Campo Marzio, a Roma, di fronte le finestre di Italo Calvino; restituendoci così attraverso le pagine una scrittrice unica e una vita divorata.
La Ginzburg non è solo l’autrice di Lessico familiare di cui nel 63 vinse il Premio Strega ma era narratrice inesauribile, saggista sagace, commediografa e infine parlamentare nelle fila del PCI, una vita che segna la storia del nostro paese. Una donna straordinaria, sempre diretta, schietta come non avrebbe mai saputo essere altrimenti. Segnata da un duro apprendistato alla vita e circondata da un alone di fascino dorato e di mistero, tanti amici e tanti amori e altrettanti lutti. Dopo Leone Ginzburg, che con Giulio Einaudi aveva fondato la casa editrice e che l’aveva lasciata vedova di tre figli, sposa il suo secondo marito, scrittore e docente di letteratura inglese, Gabriele Baldini, che nel ‘69 le morì anche lui.
Scrive Pierluigi Battista sul C.d.S. “Chi legge il ritratto di Sandra Petrignani non potrà non restare stordito dal racconto della grande passione, travolgente e dolorosa” una vita in cui ” sentiva imprescindibile quel senso di impegno comune, di comunità intellettuale, di lavoro organizzato sulla base di uno scopo condiviso, in cui si mescolavano affetti, amicizie, passioni e anche scontri furibondi che hanno caratterizzato il «suo» mondo einaudiano” […] “O dal racconto del rapporto intenso con il figlio Carlo, a cui la madre mandava sempre in anteprima i suoi lavori ricevendone in cambio giudizi severissimi” […] “O il racconto del suo rapporto con la figlia Susanna, sfortunata e struggente.”
Nel sentirla parlare ieri è apparso il riscoprire un amore profondo, una vita percorsa, qualcosa di ancora inespresso, attraverso un dialogo con il passato che ha saputo ricreare con una scrittrice che l’autrice non sapeva di amare così tanto: Natalia Ginzburg attraverso gli occhi di una penna magnetica e onesta come quella di Sandra Petrignani.
Comments