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Si cade sempre di schiena

Aggiornamento: 12 nov 2018

Roberto Alessandri a 18 anni era il più giovane stuntman di Cinecittà: in internet lo trovate come “attore”, ma è molto altro.


E’ un incantatore con una dialettica arguta, spiazzante, sagace, a tratti pungente, oltre che travolgente, non è mai banale, lo potete trovare nella sua Galleria d’Arte al 53/B di V. Margutta con Sabina, sua moglie, e Curcio.


Roberto nasce nella borgata romana sulla via Prenestina, al Pigneto, noto all’epoca come luogo ameno per balordi e prostitute, lì ha iniziato ad allenarsi presso la palestra locale per diventare un pugile. Poi ha iniziato a buttarsi, trovandoci gusto, oltre che nella boxe anche da cavallo e da auto e moto in corsa, per questo non ha mai seguito nessuna scuola, non gli serviva, forse si annoiava, Roberto si buttava e basta, lo faceva per la sacra madonna rossa dell’adrenalina e per lavoro ha finito per fare di se stesso il suo film preferito. Ha il fuoco interiore di chi fa germogliare sempre cose nuove e coltiva, mettendo a frutto, i talenti del coraggio, della fiducia e dell’iniziativa.


Le scuole statali le ha finite alle elementari e poi ha dominato la sua vita come un gringo un puledro selvaggio, tanta grinta e nessuna prudenza, passando due volte per il carcere dove è stato prosciolto in quanto il fatto non sussiste…la seconda volta! Roberto sembra un razzo sparato nello spazio, brucia, brucia, brucia… di chi davanti alla vita non dice mai “no”: è il fuoco indomito dell’ “io me la gioco” che lo sospinge a bruciarsi nella gloria di una vita spericolata, come un ariete sparata nel cosmo per aumentare il pericolo, per aumentare l’eccitazione.




La sua droga è se stesso e la sua migliore amica la libertà. Una vita in corsa. Una vita spesa per se stessa.


Niente simboli, niente da dichiarare ne da comunicare, liquida l’arte come un grande bluff e la sua carriera con l’ironica forza d’un amante inquieto, che non gli basta mai.


Negli anni ‘60 e ‘70 ha conosciuto tutti gli artisti del movimento Scuola di Piazza del Popolo che contava nomi come Francesco Lo Savio, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli. Il gruppo si riuniva al Caffè Rosati, bar romano allora frequentato fra gli altri da Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Federico Fellini situato a Piazza del Popolo: su questi artisti, mentre nessuno ci credeva, lui ha creduto e investito.


Ora è una delle anime di Via Margutta, tutti lo conoscono, è un pezzo di storia da quelle parti, è il carattere del personaggio romano tipico: ospitale e pantagruelico, come ne esistono pochi. Se vi capita andate nella sua galleria, superando la personalità piena ed eccentrica ed il carattere goliardico e diretto, non manca di dispensare consigli, se gli andate a genio. E alla fine potrete sempre riuscire a comprargli un opera, se gli state simpatici.


Come inizia la sua storia, è complicato ripercorrerlo nei dettagli, ognuno poi ha la sua d’interpretazione, sicuramente Roberto è uno che dice a se stesso che la verità fa male, la libertà ha un prezzo e il piacere è un buono scopo per vivere. L’importante è ricordarsi di cadere con lo sguardo rivolto al cielo.



Pier Paolo Piscopo

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