Quando arriva il momento in cui alzi gli occhi e sei di fronte allo Store della Leica e ti riposi, davanti un tesoro affiorato, che non ti aspetti: qui sono esposte le fotografie di Antonio Schiavone del progetto “This is Dhaka”, scattate tra il 2013 e il 2016, mentre era in Bangladesh per conto delle Nazioni Unite, per seguire un progetto sull’alimentazione.
Gli occhi sono quelli di un espatriato privilegiato, come afferma il fotografo, e il punto di vista è il suo, ad altezza dello sguardo sull’orizzonte, tanto da farti sembrare “per effetto cinematico di essere lì in quel momento, parte della scena ritratta”, nota giustamente il moderatore – manager Gilberto Benni.
Antonio Schiavone sceglie il black&white, come da tradizione stilistica personale e coerenza estetica, per dare più risalto alla luce che modella i visi e scava i paesaggi, come bassorilievi in encausto vengono fuori delle modellate ombre che acquisiscono la dolcezza e l’antichità di un modo raffinato di ritrarre ciò che si vuole raccontare;
quei luoghi, quelle persone, i momenti vissuti lì per tre anni risalgono alla superficie del tempo, e per lo spettatore è come quando da bambini si affondavano le mani nella sabbia sotto l’acqua e si prendeva in un setaccio il mare, diradata la spuma ci si accorgeva nella limpidezza del tesoro che avevamo scoperto.
La sensazione nel guardare le fotografie di Antonio è proprio quella: affiorano dal bianco delle forme scure che piano piano si delineano nette, per poi rilasciarle nel mare.
Sono segni forti, indistinguibili, incisioni decise, tagliate nel tempo per farci rendere conto di un’altrove altrimenti sconosciuto, dove negli ultimi tempi il divario complessivo con l’Occidente si è ridotto ma all'interno del Paese la distanza tra la povertà e benessere è aumentato.
Per vedere altri lavori fatti a Tel Aviv, Gerusalemme, Hebron in Cisgiordania, in Birmania
o a Bangkok v’invito ad andare sul suo sito: https://antonioschiavone.myportfolio.com/this-is-dhaka
“This is Dhaka” è in vendita su richiesta diretta all’autore e fino al 26 febbraio nel Leica Store.
e vi lascio con le sue parole: “La vita in Bangladesh raggiunge livelli di intensità difficilmente spiegabili. È un caos continuo, con folle di persone ovunque ad ogni momento del giorno. La povertà estrema in cui moltissimi ancora vivono non può essere ignorata, è sotto gli occhi da qualsiasi parte si rivolga lo sguardo e girarsi dall’altra parte non è un’opzione. Il grigio contesto urbano di un paese in via di caotico sviluppo ha un effetto ancora più di impatto contribuendo ad esacerbare la sensazione di disagio e sconfitta. Ad ogni modo, durante il mio percorso fotografico alla scoperta della città non ho mai sentito il bisogno di documentare questa parte estrema della vita a Dhaka.
Forse nel tentativo di non voler trasmettere la solita immagine stereotipata che molte persone nella mia parte di mondo si aspettano di vedere. O forse non era il messaggio principale che volevo dare e le sensazioni che volevo comunicare sulla mia esperienza, che è stata per la gran parte positiva e gratificante.”
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