“Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato.” (Ansel Adams)
Al Leica Store di Roma a Piazza di Spagna è stato invitato Giuseppe Marano per parlare del suo ultimo progetto Weightless. Giuseppe, classe ’83, è un fotografo italiano residente a Roma. Dopo la laurea in Studi della comunicazione (2010), ha iniziato la sua carriera come fotografo autodidatta, diventando professionista dopo un workshop a New York.
Proveniente dal background siciliano e profondamente influenzato dalla cultura mediterranea, la sua ricerca visiva esplora la complessità delle relazioni umane tra loro e con i luoghi in cui vivono, attraverso una visione estetica pulita e silenziosa. Il suo lavoro è stato presentato su pubblicazioni in Europa, Stati Uniti, Australia e Africa.
Con grande ironia e sicurezza racconta la reazione delle persone quando risponde alla domanda di quali si soggetti si sta occupando nella sua attività di fotografo, di matrimoni: “perlopiù con una pacca metaforica e alle volte anche fisica sulla spalla, come per starmi vicino, gli cala improvvisamente un tendone di tristezza davanti gl’occhi!”.
Eppure proprio con la sua arte, la fotografia, che permette di scoprire il mondo, attraverso gli altri ha scoperto se stesso. Nei ritratti degli altri Giuseppe ha trovato pezzi di sé, ritrarre l’umanità lo ha posto come in uno specchio. Per cercare così sempre più l’uomo, la persona, la vita, è passato, tre anni fa, dallo scattare con un obiettivo Canon 24/105 alla compatta di pieno formato LEICA Q con focale fissa d’obiettivo 28mm, un’ottica perfettamente utilizzabile a tutta apertura, con immagini a f/1.7, caratterizzate dalla nitidezza al punto di messa a fuoco e sfocato, che riesce a staccare in modo deciso il soggetto dallo sfondo, perfetta per il documentario, il reportage, l’architettura ma scelta decisamente originale per i matrimoni.
Foto di Giuseppe Marano
Le lenti cosiddette “usuali” infatti sono nelle lunghezze focali tra i 35mm e i 50mm e i tele vanno dai 75mm in su: il 28mm è decisamente una lente “aperta”, grandangolare, intima che gli ha permesso uno sguardo creativo e affatto banale. Giuseppe ci mette molto mondo dentro l’inquadratura, consentendogli così di poter vivere e scattare anche in spazi stretti e affollati.
Questa scelta è derivata della filosofia di Giuseppe e del suo lavoro, dato che l’obiettivo costringe il fotografo a stare vicino, molto vicino al proprio soggetto, quasi dentro la foto da ritrarre, lo porta naturalmente a intessere un rapporto vero e sincero con le persone che gli commissionano i lavori, il fotografo non diventa più così un freddo sconosciuto ma diviene un testimone che ha lo scopo del raccontare i momenti, facendo parte della scena.
Foto di Giuseppe Marano
Nelle foto di Giuseppe infatti si ha la sensazione di essere stati invitati, il punto di vista non è l’occhio distaccato della macchina ma quello naturale di una persona partecipante; si nota la sua esigenza di sintetizzare, di eliminare il superfluo per lievitare il soggetto in un’atmosfera spirituale di essenza, di un corpo senza peso, senza gravità, perdendo la sua fisicità ci trasporta in un momento di elevazione.
La scelta coraggiosa e che gli dà quel tocco di personalità risponde al suo obbiettivo professionale di “non voler essere il più bravo ma di essere scelto” per il proprio occhio, per la propria visione che dona ai ricordi e questo lo porta a scegliere a sua volta il proprio cliente, con cui instaura un rapporto personale, come si sceglie un’amicizia, un cliente che apprezza l’essenzialità, la pulizia della foto. Secondo la filosofia del less is more.
But of good quality che lo ha portato ad abbracciare in toto i tempi moderni e che permette l’era della globalizzazione, capacità tecnologiche, facilità di spostamenti, restrizione degli spazi lo vede attivo su un mercato del lavoro molto più ampio di quello nazionale, un mercato globale. La qualità che porterà il profitto.
Questa fisicità dello scatto impatta e caratterizza l’estetica delle sue foto, che si può definire sociale.
Questo non è facile, infatti come afferma: “La sfida più grande è stata, ed è ogni volta, accordare la mia visione all’essenza di chi mi ha scelto per scrivere il diario dei propri ricordi”.
Per andare a vedere altri scatti vi consiglio di dare un’occhiata al suo sito
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