All’Aria
"Le Poète est semblable au prince des nuées Qui hante la tempête et se rit de l’archer; Exilé sur le sol au milieu des huées, Ses ailes de géant l’empêchent de marcher."
(Baudelaire)
e i poeti possono fare tutto, perché rappresentano la vita.
Ieri alle spalle di Giordano Bruno, Campo dei Fiori, al cinema Farnese, ho visto l’ultimo film di Jodorowsky
Poesia senza fine. Parte della sua vita, uno spezzone autobiografico che racconta il prima del 1953, quando si trasferì da Tocopilla, nord del Cile, a Parigi.
L’Arte fondamentalmente non si spiega ma predispone una visione. Questa si misura in criteri: quando è stata fatta l’opera e quanto riesce a comunicare?!?
Il sodalizio perfetto si realizza quando un concetto lo impregni di carica e forza emotiva: la forza irrompe e sfonda, la carica fa da detonatore per un’azione autonoma nel soggetto fruitore.
L’Arte inizia dal cuore e/o dalla mente dell’Artista, i luoghi dell’anima, si lascia bagnare nell’altro luogo dove non è scaturita, esce (comunica) e si “completa” nel prima e/o nel dopo, nel cuore e nella mente, del fruitore.
L’anima è divisa in due. Una parte alberga nel cuore, l’altra nella mente, questa è l’anima. E l’anima affronta la Vita.
Ovviamente essendo un linguaggio bisogna che il fruitore sappia leggere, da qui si creano i gap cronologici e culturali; alle volte l’arte infatti, dovendo usare più neologismi che canoni, perde di vista l’uomo e non riesce più a farsi comprendere. Per questo diffido quando un’opera che assurge al definirsi d’arte di recente realizzazione viene apprezzata e stimata. Attenzione diffido, non diniego.
Mi chiedo: quell’opera che linguaggio ha utilizzato per riuscire a parlare a tutti?
E, se quel linguaggio, estrapolazione e comunicazione di realtà immanente, di un determinato tempo ed epoca storica, è stato utilizzato già in un determinato momento storico, come è possibile che è stato estrapolato e riesca a comunicare alla stessa maniera, ancora oggi, l’immanente?
Due sono le ipotesi di risposta: o l’artista in questione legge la realtà di oggi rappresentata con gli occhi di ieri; o che la realtà di ieri rappresentata non è cambiata.
La Divina Comedia per esempio parla a tutti, e nei secoli riesce ancora a parlare. S’è fatta testimonianza storica di un eterno presente, la condizione dell’uomo. La Divina infondo questo rappresenta: l’Uomo.
Dante utilizzò un linguaggio estrapolato dal suo tempo. Essendo autentico, perdura.
Ecco Jodorowsky parla un linguaggio vecchio. Un chien andalou è del 1929! Utilizzare il surrealismo oggi vale ad usare una tecnica, non un linguaggio intriso di cuore e mente, di anima.
Parlare attraverso le parole di altri vale come un atto presuntuoso e asettico, freddo, perché mira ad insegnare. Non ci metti te stesso, la tua vita, non è un atto d’amore, rimani fermo sui tuoi principi, senza osare porsi in discussione per un punto d’incontro. Non vuoi comunicare, vuoi pórti e attendere.
Detto questo, il film è assolutamente da andare a vedere, perché riesce ad esaltare degli attimi squisiti, che narrano un’esistenza vista attraverso i propri occhi, testimonia, riesce a donare, alcune trovate sono doni di un’anima ad un’altra anima. Convertendo in poesia gesti d’emozione, l’esposizione dei desideri nascosti dai tabù mentali, improperi trasformati in energie, amori muti in costante dialogo, goliardie immature in gesti estemporanei ed eterni, perché puri e autentici; i tarocchi letti su un corpo nudo, il canto lamentoso che si accetta, come la vita: dolce e tragica; ed il grido “Vivi! Vivi! Vivi! Vivi!”
e trasformati in quello che sei! – non far marcire dentro di te quella fiamma, che, se posta davanti, illuminerà il tuo cammino.
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