Sono a Sterna, in Istria, entro nel bar del paese per un caffè e noto un quadro, nella parete opposta al bancone. Il quadro è senza cornice, un po' sbilenco e con il chiodo che sta per cedere. Chiedo chi sia l'artista, prontamente e un sorriso mascherato sotto i denti, il barista mi risponde: Zlatko Razl.
Chiedo allora dove abiti: "Portole" - mi risponde - un paesino a cinque chilometri.
Raggiunta la cittadina incontro Razl di Zagabria che ora vive in questo paese di 60 abitanti da quattro anni e ad ottobre vuole andare in Islanda.
Che cosa mi ha colpito del suo quadro è stato lo stile: naif, impreciso, primitivo, unito ad un sentire nostalgico, forse infantile.
La pennellata irruenta ma non materica mi ha fatto venire in mente Van Gogh, il caso ha voluto che avesse un catalogo, che gli regalò una ragazza proprio sul pittore olandese.
Questa pennellata che distribuisce senza apparente uniformità, procede senza criterio da destra verso sinistra, dal basso all'alto, lasciando in evidenza le striate difformi e imprecise di un pennello sporco, un colore poco raccolto ma diluito, come quando si pulisce con noncuranza lo stesso sulla tela a lavoro finito.
I contorni sono tracciati e messi in evidenza con un tratto nero visibile. Le figure assumono ognuna il gusto dei volumi e delle aree geometriche, nette, decise, staccate.
I temi dei dipinti sono commerciali: gli antichi borghi, i vigneti, il cielo dell'Istria; in modo da lasciare ai turisti un ricordo di questa bellissima terra che lo ha adottato. Una regione che ha il potenziale di una Dubai di vent'anni fa: terra fertile, clima mite, posizione geografica ottima, vicino al mare e con pochissima densità demografica.
Zlatko Razl dipinge sia su tela sia su tegole trattate con gesso e acrilico, ha saputo cogliere il gusto dei turisti, mantenendo il proprio intimo, personale, approccio; con innovazione, cuore semplice e degli occhi da bambino, Razl, senza pretese trasmette un puro piacere, un autentica vita, un fare per il gusto di fare. Una pittura che non c'è più.
Zlatko a Portole ha conosciuto un'altra artista, Desy Manin, una giovane fashion-artist molto ambiziosa, sono un bellissimo esempio di come l'arte e l'indole riescono ad unire anime di anni diversi; condividono la stessa piazzetta caratteristica, dove lui cerca di convincerla a dipingere ciò che vende e tenere per sé ciò che gli piace dipingere e lei che ne ascolta i consigli. "La pittura è pericolosa ecco perché non tutti dipingono" dice il pittore, sorseggiando un bicchiere di nero Teran, il vino del posto, raccontandoci diversi aneddoti s'una vita ancora tutta da raccontare.
Montaggio e riprese di Alessandro Mendizza.
Pier Paolo Piscopo
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