Per contestualizzare l'articolo di ieri sul contesto odierno, caratterizzato dalla sua natura di globalizzazione, devo per forza parlare della migrazione che in quanto concetto filosofico ha contribuito al permettere la globalizzazione: essendo conseguenza, ma anche causa. Facciamo risalire tutto all'espansione europea coloniale.
L’espansione coloniale europea è avvenuta dal 1815 al 1914: l’affermazione di propri sistemi e schemi culturali e di dominio su civiltà altre, ha viziato le strutture esistenti e ha creato delle distorsioni economiche e sociali connaturate dalla disuguaglianza.
La ristrutturazione delle Nazioni nel secondo dopoguerra fece capire che il dominio politico sulle colonie comportava troppe spese, così si supportarono l’emergere di governi locali al fine di un legame finanziario ed economico: il cosiddetto chiamato neocolonialismo.
Questi due fattori sono parte integrante dell'attuale sistema economico globale e delle sue Istituzioni. Il nostro modello economico neocolonialista si è basato nella ricerca e nel reperimento delle risorse delle materie prime.
Le teorie evoluzionistiche ed i concetti di lotta per la sopravvivenza e competizione delle scienze biologiche dettate da Darwin con L’origine della specie nel 1859 vennero facilmente adattate alle scienze sociali, mutuando le leggi del mercato che vedeva il progresso come conseguenza della competizione aggressiva.
Questo diede le basi teoriche al giustificare le ingiustizie (sotto forma di ingerenze aggressive di spoglio e sottrazione) protratte dall'Europa coloniale, facendo accettare le guerre come necessarie e l’egoismo forma istintiva dell’uomo, legato alla sua stessa sopravvivenza.
Nel 1869 venne aperto il Canale di Suez che riportò al centro del mercato il Mediterraneo, dopo che era passato in secondo piano con la scoperta dell’America, così da sancire la conquista dell’Europa anche nell'entroterra coloniale africano.
Al centro della questione c’era l’inevitabilità storica da parte europea di sfruttare quelle materie prime che altrimenti sarebbero andate perdute, data l’assenza di sistemi industriali integrati nelle civiltà indigene.
Kipling (1865-1936) riflesse nella sua letteratura il mito della missione britannica tesa a riportare nella “civiltà” gli altri popoli. I libri della giungla sono del 1895.
La grande depressione (1873-1895) fu la prima grande crisi, dopo oltre trent'anni di crescita economica determinata dalla seconda rivoluzione industriale e di incremento demografico costante a mettere fine alla nostra autonoma crescita continentale.
Nello sfondo la guerra franco-prussiana (1870-1871), dette vita a nuove tensioni tra gli Stati, la creazione della Germania fino a spingere la Francia e cercare nuovi spazi.
Hittler parlò infatti di spazio vitale. Tornare oggi ad una autosufficienza nazionale è impossibile, come chiudere gli spazi sui quali abbiamo edificato le nostre civiltà a popoli che nei loro spazi sono stati corrotti dal seguire un proprio percorso indipendente.
Tutto questo passaggio a ritroso è stato fatto per riallacciarmi al discorso di ieri sull'Arte e per creare un contesto storico dal quale partire, per capire.
Ognuno secondo la propria finalità.
La globalizzazione si rifletterà nel nostro incontro di popoli e culture e da questo nasceranno specifiche forme e modelli comportamentali, influenzati inevitabilmente dal mondo digitale informatizzato online, che ricordo non è una realtà fittizia o una realtà parallela, la realtà online è realtà a tutti gli effetti, al pari di quella materiale ha degli effetti, produce cambiamenti, è causa di altre realtà. Il virtuale è una forma del reale.
Ai questi nuovi modelli identitari seguiranno la conseguente produzione economica. Molto probabilmente intaccate le istanze culturali particolari nasceranno nuove koinè.
L'Arte dovrà così dotarsi nella propria comunicazione, vale a dire nel suo gesto stilistico anche di queste particolari connotazioni epocali: la migrazione e la koinè.
Non sto parlando di artigianato. L'artigianato si sa che attraverso l'acquisizione di particolari tecniche tramandate riporta al mercato il già acquisito, compreso, quindi accettato e viene così acquistato. Io sto parlando di Arte. Del respiro di un'anima storica.
Pier Paolo Piscopo
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