Il 2 giugno si è celebrata la festa per riscoprire la forza dei piccoli comuni: Voler bene all’Italia come smart land.
Abbandona le grandi strade, prendi i sentieri
- Pitagora -
si vuole scommettere che il futuro possa ripartire proprio da questi luoghi, frontiere di sperimentazione e pratiche innovative.
L'espansione economica dei decenni '50 e '60 - '70 e '80, basata su grandi cementificazioni, centri commerciali, industrie e forti processi d'inurbamento hanno svuotato di funzioni, popolazione, interesse e risorse, l'Italia minore dei piccoli centri.
Oggi nell'era della globalizzazione e dei grandi movimenti migratori, in quella che viene chiamata la Quarta rivoluzione industriale, la digital-tecnologica, dove vige la mondializzazione e la rarefazione dell'economia in spazi non più fisici ma online, dove grandi oligarchie finanziarie, lontane dai territori, per necessità di mercato tendono a omologare le comunità, le politiche in campo devono accompagnare il cambiamento nelle smart land;
come lo prova a fare la Legge Realacci (Legge n. 158 del 6 ottobre 2017), che propone misure per favorire la riqualificazione dei piccoli centri, come la diffusione della banda larga, una dotazione dei servizi più razionale ed efficiente, itinerari di mobilità e turismo dolce, a basso impatto ecologico, di mantenimento dell'identità della popolazione locale, la produzione agroalimentare a filiera corta, il recupero dei centri storici in abbandono da riconvertire in alberghi diffusi, molte opere di manutenzione del territorio, tutela dell’ambiente, messa in sicurezza di strade e scuole, l'efficientamento energetico e decisi interventi in favore dei residenti e delle attività produttive insediate nei centri minori.
Abitiamo società descritte come liquide, legate a mutamenti sempre più rapidi, dove c'è disposizione e bisogno a farlo e dove i giovani sono cittadini sui quali è doveroso investire, perché adatti ai mutamenti dei tempi che riflettono nei loro progetti di vita.
In questo panorama si deve ridisegnare tutto il nostro territorio, anche quello dei piccoli centri, dei borghi antichi e dei paesi di provincia, questi se saputi valorizzare con fondi strutturali, oltre il vantaggio dell'immediato, sarà più facile gestire, proteggere, valorizzare, progettare, innovare e testare le smart land del futuro.
L'alternativa possibile alla contrapposizione frontale con i grandi centri, risultando delle semplici appendici, sarà quello di avere un proprio contesto, dove valorizzare la propria identità culturale .
Un mondo più ricco è un mondo più consapevole, il valore aggiunto all'economia oggi, l'informazione è la merce più richiesta, la conoscenza, le capacità, le competenze, il capitale umano che sa usare i linguaggi e gli strumenti della contemporaneità, senza farsi dominare, schiacciare e omologare da essi.
Nella globalizzazione lo scenario demografico mondiale è in mutamento e in una scala mai sperimentata di movimenti migratori a lungo raggio, i piccoli comuni anche in questo campo possono proporsi come comunità aperte, all'avanguardia, più capaci di esercitare controllo e integrazione, andando a colmare vuoti demografici ed economici.
Il turismo, l'artigianato, i servizi, l'agricoltura, la manifattura sono espressioni di particolari substrati culturali che valorizzeranno, nella nuova divisione internazionale del lavoro, proprio la creatività, l'ingegnosità, le antiche competenze e i vecchi saperi che si stanno perdendo. Per far questo bisogna recuperare il divario che ci divide a livello culturale, economico e demografico con le economie più all'avanguardia, le quali non necessariamente appartengono ai grandi centri. In Francia per esempio ci sono ben 36 mila e 600 comuni che producono grossa parte della ricchezza del Paese e nel land più ricco della Germania, la Baviera, nel circondario di Aichach-Friedberg, vediamo che su 24 comuni ben 18 sono sotto i 5000 abitanti!
Nel nostro Paese ci sono 770 città considerate storiche, di queste 1/6 sono piccoli comuni (126 per l'esattezza), dove le origini dell'identità culturale italiana affonda le proprie radici e si producono la maggior parte dei nostri prodotti Doc, Dop e Igp.
Le identità locali sono chiamate a svolgere un ruolo attivo e proiettivo, inclusivo e non di chiusura nostalgica e retrospettiva, in una visione dove il futuro si vive e il passato è da valorizzare e vendere, per accogliere le sfide del nostro tempo: la paura sentimentale, culturale ed economica delle diseguaglianze e delle grandi solitudini che stanno rischiando di farci perdere le radici e l'identità, punti e valori fermi di rifermento.
Voler Bene all’Italia oltre ad una festa è stata l’occasione per chiedere, nel giorno della Festa della Repubblica, al Presidente Sergio Mattarella, di sollecitare urgenti misure di sostegno per l’innovazione sociale e tecnologica: dallo stanziamento di risorse, agevolazioni fiscali alle imprese locali e alla residenzialità di centri di ricerca nei borghi, prevedendo misure e incentivi per la rigenerazione del patrimonio abitativo abbandonato.
Nelle aree interne e montane del Paese, in tutti i piccoli Comuni, vi è la necessità di fiscalità differenziata, unita a minor burocrazia.
Questi territori, se messi in grado di competere, potrebbero trainare l’economia nazionale in una rinnovata ricchezza all'insegna della sostenibilità.
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