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80s vs 90s vs 00s | Murakami

Aggiornamento: 8 mag 2018

Quando ripenso, scrivo. Di ritorno dalla notte organizzata all'Ex Dogana da We Love 80s 90s 00s, in un allestimento dedicato a Takashi Murakami, un artista contemporaneo nipponico: dopo aver visto ballare migliaia di persone e volare 4.000 palloncini sulle hits degli anni '80, '90 e '00, Murakami è stato incrociato negli occhi del retro-bottega del bagno, immaginario, degli astanti dancers in cerca di fortuna: ipnotizzandoci abbiamo suggellato una particolare friendship, identificato una friendzone e ricalcitrato la settimana, iniziando da venerdì.


Poses for effect, in a particular attitudeor manner to impress. ;)


Murakami è un artista new-pop, post-pulp lasciatosi ispirare apertamente dalla cultura di massa. In una land del Nirvana.


Attingendo sia da canoni estetici bidimensionali propri dell'arte tradizionale, che dall'immaginario degli otaku, oggettiva i fan di anime e di manga con riferimenti iconografici a gogo ( dall'antico gogue "piacere-divertimento" che in equitazione designa un abbassatesta per il cavallo!).


Lo stesso ha definito il suo stile Superflat dall'eterogenea varietà di elementi utilizzati: subcultura, dipinti del '600, rappresentazioni teatrali Kabuki e joruri (delle marionette), fusi e appiattiti in superfici levigate.


Il nuovo Giappone tra espansione economica e forti tradizioni, riti e cerimonie con tanto di riferimento alla perdita del senso dei confini tra l'originale e la copia, tra l'autore e i consumatori e come ieri tra le poseur e i poseur e la dance-hall floreale; ha reso mobile l'effetto e incerto l'affetto, il confine tra la cosiddetta high art, destinata ai musei e la low art, un art-i-gianato ovvero oggetti prodotti in serie, destinati al consumo di massa.


Oltre ad aver disegnato una serie di borse per Louis Vuitton, vendute tra 1000 e 5000 dollari, Takashi, ha prodotto agende, caramelle, giocattoli, pupazzi, skateboard, t-shirt, cuscini e carte da parati. Penetrare il mercato è un salto che la Pop non aveva mai fatto, anche perché i tempi e il modo di vendere e pubblicizzare era molto diverso.


Andy Whorol assorbiva nei suoi lavori la ripetizione seriale del messaggio delle reclame degli oggetti da consumo, del mondo commerciale, qui invece Louis Vuitton assorbe nelle sue linee le tracce del ripetition-make di Murakami. Il desiderio delle masse di possedere oggetti legati ad un immaginario, ma riconosciuto, è inesauribile, avendo trasferito il carattere economico a quello ontologico della propria vita poi è da manuale!




Mi ricordo quando andai in anno sabbatico in Irlanda, volevo voluttuosamente lavorare con i fiori, quell'incarnato naturale fatto di linee morbide e di stille e striate di colori sapientemente dosati. Perfetti. Una bellezza che profuma. Passeggiai tra le strade prima di Dublino e poi di Cork, più a sud, per cercare lavoro come fioraio, fiorista, ma senza risultati purtroppo. A quell'epoca, a vent'anni, sognavo di spargere fiori per il mondo e mi contrastava il rapimento per l'Harley, in cui provai anche lì a lavorare.


In una bella composizione floreale ci sono nozioni di matematica e geometria, l'esercizio della tecnica del colore, oltre alla perfetta conoscenza del “carattere” e della stagione di ogni fiore, che lo rende adatto ad uno stile decorativo o vegetativo piuttosto che ad una composizione libera.


Quindi questa è stata l'atmosfera caleidoscopica che ho respirato, ottenuta tra i colori, le luci stroboscopiche delle teste mobili e le note che strizzavano l'occhiolino ai sentimenti out fit della sala. Quasi una deiscenza funambola. Accostando i fiori c'è una sola carta vincente: l'impatto emotivo!


Una miscela tipica di Murakami di cultura popolare, realismo magico e umorismo dark, una texture dai colori brillanti, acrilici e di gomma dammar, coinvolge mista a una sessualità potente, espressiva.


La ripetizione delle cose è importante, è quasi come se fosse una sorta di ipnosi: m'ipnotizzo per raggiungere uno perfetto stato mentale.


L'emozione che trasmette il profumo intenso del fiore avvolto in un semplice foglio di carta è però indimenticabile, quegli strati naturali di cellulosa. E scrivere diventa per me una questione di sopravvivenza, dove la resistenza fisica è importante quanto la sensibilità artistica.


Perché l’espressione grafica è una proiezione di qualcosa che da dentro va verso il fuori, è un ex-premere, spremere fuori un contenuto che cerca una forma per divenirne consapevole.


" And if you say I'm not okay, we must go. If you say there ain't no way that I could know. If you say, I aim too high from down below. Well, say you're not 'cause when I'm gone. You'll be calling but I won't be at the phone! "


Nell'abitacolo della macchina risuona Lykke Li sussurrandomi che è ora che me ne vada a dormire.


La fiammiferaia è un film del 1990 diretto da Aki Kaurismäki, finlandese, la solitudine sentimentale di una ragazza, operaia in una fabbrica di fiammiferi che per cambiare vita cerca di sposare un uomo che glielo permetta. Ci stava il flashback e mi fermo. Notte.



Pier Paolo Piscopo

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Unknown member
Mar 18, 2018

Ecco la risposta all'articolo sull'arte globalizzata che diventa fenomeno di massa e colonna sonora e scenografia di un evento in discoteca...

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