" Perché non parli? "
- Michelangelo -
Quando iniziò a scavare, come un'involucro dalla cava, la sua grotta di marmo, Giuliano aveva dieci anni e per tutta l'adolescenza, quando voleva stare solo si rifugiava lì dentro.
A La Nuova Pesa di Roma, in Via del Corso 530, è stato presentato il libro dello scultore Giuliano Giuliani, Bandiere o dormienti.
Ha introdotto la presentazione del libro la curatrice della galleria Simona Marchini e con l’artista ne hanno discusso Giuseppe Appella, curatore del libro e della mostra omonima e Carlo Alberto Bucci, giornalista.
Giuliano Giuliani è nato ad Ascoli Piceno nel 1954. Il padre e lo zio avevano una cava di marmo a Colle di San Marco, meta di preghiera e meditazione, durante l’Alto Medioevo, per monaci e anacoreti. Dalla parete di travertino fu ricavato il romitorio in stile Romanico di un eremo, l'Eremo di San Marco, una cavità naturale chiusa da blocchi di travertino squadrati. In questa frazione di Ascoli Giuliani è cresciuto e vi abita ed è qui che sente respirare, come pneuma dalla materia, il suo marmo, qui vi lavora tutt'ora ed è qui che iniziò a cavare fuori, trarre a sé, le sue sculture.
Morfologicamente antropizzate inizialmente ora prendono forma da sole, dall'osservazione continua della materia l'artista ne sceglie e crea sottilissimi fogli di marmo, con la sobrietà del gesto che racconta e la compartecipazione di una mente che ne segue le trame di quel racconto. Forse da quella mandorla di marmo in cui da bambino vi si rifugiava ne ha iniziato allora a sentire la parola, la storia del marmo, della montagna, il suo vento, la sua stasi, a scrutarne le vette, i punti d'intaglio e le porosità.
Da forte credente, i marmi di Giuliani sono mossi da una tensione spirituale di comprensione essenziale dello spazio, senza nessun rimando iconografico specifico. Tagliando il marmo si accorse della stratificazione secolare della materia e così la iniziò a lasciar cantare da sola. I pori e le venature portano come messaggi l'ossigeno muto del tempo e la percorrono lungo il crinale con specifiche linee; mi sembra d'immaginare l'artista mentre da sotto, come un figlio davanti al padre, ne sceglie il pezzo da spallare, la parte di roccia più pura, autentica, che possa far sua e darle così vita propria. Come i riti e le cerimonie rendono la religione cosa vera, quotidiana, così il gesto ripetuto che corrode, trae fuori la figura e la scava dalla materia, è il lavoro dell'artista, dello scultore: rendere la parola a cosa che forse non sappiamo ascoltare.
Ecco che da enormi blocchi di pietra, come bruchi che divengono crisalidi, nasce la poesia, da una materia che assurge a nuova vita, divenendo un sarcofago di granito che tiene dentro di sé l'amore eterno, il suo pezzo di marmo, dona la sua forma e si libera del suo sé, mostrandosi per tutta la sua bellezza.
Giuliano senza paura di togliere e dare nuova forma vuole che la scultura si definisca un attimo prima della rottura; è il limite dentro di sé che ne fornisce i contorni, sembra porre così delle domande alla materia, senza cercarne risposte "fondamentali" ma questa con armonia, freschezza e cadenza s'offre a lui nuda ed è da lì, dal suo silenzio e dalla sua fedeltà, ne osserviamo lo spettacolo.
"La casualità risponde a domande non poste" Giuliani - citando John Cage - parla del suo lavoro e trova nella ritualità come una flessibilità, una nenia che gli suggerisce l'apertura dove inserirsi, permettendogli di porre in genesi qualcosa liberamente, invece che segnarla con un punto, un periodo o una frase particolare e delimitarla nello spazio: lascia che la materia abbia in sé la sua forma, il suo orologio e la sua musica. La natura stessa nasce e inizia con delle regole precise di comportamento, poi, attraverso l'istinto procede nel caos. La natura non ha coscienza è e basta.
« Ovunque intorno a te ci sono spiriti bambina vivono nelle terra, nell'acqua, nel cielo. Se li ascolti loro ti guideranno. »
- Nonna Salice nel film Pocahontas, 1995 -
Zhuāngzǐ, filosofo cinese tra i fondatori del taoismo, racconta una parabola, dove uno dei Venti andò da Caos e gli chiese: "Il mondo è in una situazione rovinosa, cosa posso fare per migliorarlo?" Caos allora gli rispose: "Niente. Qualunque cosa farai peggiorerai semplicemente le cose." La materia nuda di Giuliano sembra rispondere esattamente a questo bisogno di comunicarci la perfetta natura della materia. Bella in se stessa, come bandiere poste sopra figure di cavalieri dormienti pronte a rialzarsi.
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